sabato 31 dicembre 2016

Aristotelismo

Il pensiero aristotelico visse un periodo di declino dalla morte dello stagirita sino all'inizio dell'era cristiana. Il successore al Liceo, dopo la morte di Aristotele, fu Teofrasto, che resse la scuola dal 323 a.C. al 284 a.C. Teofrasto fu un uomo di vastissima cultura e di fertili innovazioni nel campo della ricerca scientifica; non riuscì, però, a fare conoscere e a diffondere il nucleo centrale del pensiero del maestro. I discepoli di Aristotele, inoltre, non riuscirono ad intendere correttamente le dottrine filosofiche peripatetiche e molti di questi scolari elaborarono concezioni materialistiche di stampo presocratico. Con la morte di Teofrasto, si ebbe come successore al Liceo Stratone di Lampsaco ( dal 284 a.C. al 270 a.C.). Questi operò la rottura più clamorosa con i dettami originali del circolo peripatetico. L'aristotelismo, quindi, viveva l'inizio del suo declino e del suo oblio. Quest'ultimo venne favorito dal fatto che Teofrasto, alla sua morte, lasciò gli edifici del Peribato alla scuola, ma diede la biblioteca con tutte le opere non pubblicate di Aristotele a Neleo di Scepsi. Questi trasferì la biblioteca in Asia Minore e la lasciò agli eredi. Essi nascosero i libri in una cantina, per evitare che cadessero nelle mani del re Attalidi, che stava facendo costruire una biblioteca a Pergamo. I libri di Aristotele rimasero dimenticati in questo luogo finché un certo Apellicone, bibliofilo, non li acquistò per trasferirli nuovamente ad Atene. Dopo la morte di Apellicone, i testi vennero confiscati nell'86 a.C. da Silla, che li fece trasportare a Roma per affidarli al grammatico Tirannione, con il compito di trascriverli.
La scuola aristotelica, privata dagli scritti esoterici, che contenevano il pensiero più autentico dello Stagirita, entrò in una profonda crisi. Si fecero, pertanto, spazio altre filosofie, come quella epicurea, stoica e scettica.
Tirannione cercò di sistemare ed ordinare le opere aristoteliche, ma non riuscì a finire l'opera. Nel frattempo, iniziarono a circolare a Roma alcune opere di Aristotele. Si trattava, però, di testi mal tradotti, con molte imprecisioni, a tratti incomprensibili, frutto più di un intento remunerativo che culturale e filosofico.
L'opera di sistemazione si ebbe con Andronico di Rodi. Nel fare ciò, egli compì il primo passo per la rinascita del pensiero aristotelico.
Andronico raggruppò le opere di Aristotele per argomenti, unì i trattati più brevi con altri riguardanti le stesse indagini, diede nuovi titoli ed organizzò i libri di logica in un solo corpus. Alla stessa maniera procedette con quei testi riguardanti argomenti di fisica, di metafisica, di politica, di estetica e di retorica.
La sistemazione di Andronico rimase invariata sino ai giorni nostri.
Le opere esoteriche, al contrario delle essoteriche, erano destinate agli allievi del Liceo. Per tale motivo erano molto complesse. Per facilitarne la lettura, si iniziarono a compilare dei commentari, che spiegavano passo per passo ogni frase del testo.
Andronico, Boeto di Sidone, Nicola di Damasco e Senarco di Seleucia (operanti tutti nel I secolo a.C.) prepararono monografie, parafrasi e sintesi delle opere dello stagirita.

I commentari si diffusero durante i primi tre secoli dell'era cristiana, e divennero il genere letterario indispensabile per leggere ed intendere il pensiero di Aristotele. Tra i più celebri commentatori sono da ricordare Ermino, Adrasto di Afrodisia, Aspasio , Alessandro di Ege e, il più eminente, Alessandro di Afrodisia. 

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